Il mercato degli abbonamenti ai servizi di streaming on demand (Svod) è cresciuto enormemente negli ultimi anni nonostante i due fattori tipicamente italiani che, in qualche modo, ne frenano l’adozione: il digital divide da un lato e l’ampia offerta della tv lineare generalista dall’altro.
Secondo i dati dell’Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano il valore del settore in Italia è stato pari a 177 milioni di euro nel 2018 in crescita del 46% rispetto all’anno precedente.
Il trend di crescita, spinto anche dall’ingresso nel mercato di altri operatori come Dazn (che ha avvicinato a questa modalità di fruizione un pubblico trasversale e più ampio costituito dagli appassionati di sport), potrebbe portare il numero di abbonati ai servizi di streaming a superare quello degli abbonati alla pay-tv già alla fine del 2019.
Se, infatti, gli abbonati alla pay-tv sono piuttosto stabili, il numero di quelli che scelgono i servizi di streaming online è in forte crescita. L’Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano stima che abbiano raggiunto il 19% della popolazione Internet italiana rispetto all’8% di un anno fa. Un’audience in crescita capace di impattare su tutta l’industry del settore, in primis sul mondo della pubblicità, che grazie all’addressable adv – una modalità di erogazione di annunci pubblicitari sulla TV digitale che permette di mostrare annunci specifici, diversi da famiglia a famiglia, in tempo reale, in base alle caratteristiche del nucleo familiare, attraverso una combinazione di tecnologie di erogazione di contenuti pubblicitari e di analisi e segmentazione dell’audience – cambierà nei prossimi anni le modalità di investimento da parte delle aziende anche grazie allo switch verso la tecnologia Dvb-T2 che, comporterà la sostituzione di molti televisori nelle case degli italiani entro il 2022, facilitando quindi la diffusione di smart tv.