Il digitale continua a trainare i conti de The New York Times che ha chiuso il 2018 con 3,3 milioni di abbonati online (sui 4,3 complessivi) e ricavi da attività digitali pari a 709 milioni di dollari. Solo nell’ultimo trimestre, quello terminato a dicembre 2018, il quotidiano ha aggiunto 265 mila nuovi abbonati digitali, il maggior incremento registrato dalle elezioni del 2016, dei quali 172 mila per l’edizione online del quotidiano e gli altri per i prodotti come Cooking, la popolarissima sezione di cucina e Crossword, la sezione dedicata ai cruciverba.
I ricavi dagli abbonamenti online hanno registrato una crescita del 18% e hanno raggiunto un valore pari a 400 milioni di dollari nel 2018, mentre la pubblicità digitale è aumentata dell’8,6%, a quota 259 milioni di dollari.

Nell’ultimo trimestre del 2018 poi The New York Times ha raggiunto un’altra pietra miliare: la pubblicità digitale ha superato la pubblicità stampata per la prima volta, registrando un incremento del 23% a 103 milioni di dollari rispetto ad un calo della pubblicità stampa del 10%, a 88 milioni di dollari.

Va dato atto a The News York Times di aver continuato ad investire nella sua redazione anche in mezzo alla drammatica crisi che si è abbattuta sul settore negli ultimi 10 anni e che ha portato, per la maggior parte, a tagli e licenziamenti della forza lavoro da parte degli editori.
“Il nostro appello agli abbonati – e ai principali inserzionisti del mondo – dipende più che altro dalla qualità del nostro giornalismo”, ha dichiarato Mark Thompson, presidente e amministratore delegato di The New York Times Co. in occasione della presentazione dell’ultima trimestrale della società, “ecco perché abbiamo aumentato, piuttosto che ridurre, i nostri investimenti nelle nostre redazioni”.
Insomma, la qualità paga. Lo scorso anno la società ha aggiunto 120 dipendenti della redazione, portando il numero totale di giornalisti che lavorano a The New York Times a 1.600, il numero in assoluto più grande della sua storia. Un’inversione di tendenza che ci auguriamo possa essere di buon auspicio per tutto il settore dell’editoria.