E’ quello dell’OOH (esterna) il mercato pubblicitario che risulterà più penalizzato dall’effetto del Coronavirus nel periodo marzo-giugno 2020, con una riduzione secca del 50 per cento degli investimenti nei mesi di marzo e aprile (coerentemente con gli effetti della riduzione della mobilità delle persone a causa della quarantena obbligatoria) e del 40 per cento nei mesi di maggio e giugno. A seguire, per quanto riguarda i mezzi tradizionali, la radio e la tv lineare, con decrementi attorno al meno 45 e meno 35 per cento rispettivamente nei mesi di marzo-aprile e maggio-giugno 2020.
Un po’ meglio il digitale, dove il forte calo della display nei mesi di marzo e aprile, pari a circa il 41 per cento dovrebbe rallentare nei mesi successivi, quelli di maggio e giugno, al-28 per cento e nel mondo social, dove l’incremento di utilizzo dovuto alla “cattività forzata” stabilita dalle regole di contenimento dell’epidemia di Coronavirus, dovrebbe limare la perdita dal -33 per cento di marzo e aprile al -23 per cento di maggio-giugno.

Queste le principali evidenze emerse da una recente indagine di eMarketer sull’orientamento nei confronti della spesa in advertising condotta tra agenzie e responsabili marketing della principali aziende in US. Dati confermati anche dalla World Federation of Advertisers in un’analoga indagine sulle strategie di marketing di alcuni dei principali spender pubblicitari dalla quale si evidenzia come 4 su 5 multinazionali hanno già messo in pausa le campagne pubblicitarie già pianificate a causa dell’emergenza legata al Coronavirus.
Secondo l’associazione, di cui fa parte anche l’italiana Upa, il 34 per cento dei brand intervistati conta di rinviare di uno o due mesi le proprie campagne pubblicitarie mentre il il 28 per cento ha addirittura annullato gli investimenti per un intero trimestre. Vi è poi una parte, pari al 13 per cento delle aziende intervistate che ha dichiarato di rimanere alla finestra almeno per tutto il primo semestre del 2020 in attesa di capire come riprendere le proprie attività in comunicazione, mentre solo nel 19 per cento dei casi i piani di marketing sono stati confermati.
Tra quest’ultime realtà ci sono anche tutti quei brand che stanno realizzando nuove campagne basate su un tone of voice più in linea con l’attuale momento di crisi.
In ogni caso l’impatto sugli investimenti pubblicitari si farà sentire con cali stimati tra il 20 e il 40 per cento sull’intero 2020.